A TAVOLA SENZA SPRECHI

Il 5 febbraio siamo invitati a celebrare la Giornata di sensibilizzazione per prevenire lo spreco alimentare.

Perché dalla Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ci viene ricordato che ogni anno noi consumatori occidentali buttiamo nella spazzatura, pensate un po’, più di 200milioni di tonnellate di cibo (!), una quantità che è quasi pari all’intera produzione alimentare dell’Africa a sud del Sahara.

Nel nostro Belpaese, ogni anno buttiamo 5 milioni di tonnellate di cibo perfettamente sano: nella spazzatura va più del 40% del totale dello spreco, un’enormità. 

L’Onu ha il dimezzamento dello sperpero tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030. Anche solo una riduzione di un quarto degli sprechi basterebbe ad assicurare il sostentamento a 870 milioni di affamati nel mondo, ci credi?

Anche noi possiamo fare qualcosa, partendo dalla nostra tavola, impegnarci a non buttare via nulla, a non sprecare nemmeno una briciola di pane.

Quand’ero ragazzo, sentivo dire: «Non si lascia niente nel piatto, pensa ai bambini africani che muoiono di fame!». Le cose un po’ laggiù sono cambiate, tutti però abbiamo, almeno una volta, visto l’immagine di bimbi denutriti.

A tavola senza sprechi è possibile? Rispondo positivamente, dopo aver trascorso una settimana a Bose, in quel di Biella, nella comunità monastica. Uomini e donne dalla corretta educazione alimentare e che, come si conviene a persone consacrate alla preghiera, alla Parola di Dio e al lavoro delle proprie mani, quando si siedono a tavola non avanzavano nulla e ciò basta a tutti per sentirsi bene. 

Superflui a Bose cassonetti e sacchetti delle immondizie. Che i monaci abbiano qualcosa da insegnarci? Sacralità del cibo compresa?